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Diciamo che si chiama Sandra. Ha circa quaranta anni, è una persona con una vita
“normale”. Ha marito, figli, amici, un lavoro. Accudisce marito e figli, con grande fatica perchè lavora anche lei, e non riesce a permettersi svaghi particolari o a prendersi del tempo solo per lei. In breve, la quotidianità l'assorbe a tal punto da non avere più entusiasmi.
Spesso si sente stanca, molto spesso si sente un automa e si assenta dalla vita. Vorrebbe non essere
lì, vorrebbe sprofondare nel sonno e lasciarsi dietro anche solo per un pomeriggio i suoi compiti da brava moglie e madre. Più spesso non riesce nemmeno a capire se vuole qualcosa e cosa potrebbe essere quello che vuole. Continua ad adempiere ai sui doveri, non tralascia nulla, lo faceva sua madre prima di lei e lei continua a farlo come sua madre. Ma giorno dopo giorno sembra che scali montagne sempre più alte. E giorno dopo giorno qualcosa che non conosce e
non vorrebbe conoscere le cresce dentro.
Sente di star male. Non capisce perchè, non ci sono motivi evidenti per stare male. Non
può star male, troppe persone dipendono da lei. Ma nonostante non voglia,
Sandra sta ogni giorno peggio. Non può permettersi debolezze, ma si sente sempre più
debole. Per molte donne comincia così, come anche per un numero sempre crescente di uomini. Un disagio prima sottile e quasi inpercettibile, poi con il passare dei giorni sempre più profondo, per crescere inarrestabile e diventare
inquietante e drammatico, fino a sfociare quasi certamente nella depressione.
Il rapporto Censis dice che il consumo degli antidepressivi, dal 2001 al 2013, è triplicato. Ma non sono gli antidepressivi a risolvere il problema delle persone come Sandra. Cosa può aiutare allora? Non esiste una ricetta. Non basta uscire una sera, andare a vedere un film o un week-end al mare programmato da mesi a soffocare quel peso al petto che non è solo malinconia, che prende mille forme, paura, fobia, ansia somatizzata in tachicardia, sudori, attacchi di panico, pianto improvviso, disinteresse verso tutto e tutti, pensieri di morte, stanchezza insuperabile.
L'unico vero rimedio a questo stato dell'animo è cercare qualcuno che sappia prenderti per mano, con umanità, professionalità e fermezza, che ti accompagni piano piano a superare quella linea che sembrava l’estremo limite entro il quale la salvezza era possibile. Una bravo terapeuta è la prima delle risposte a questo stato. L'altra è che esistono centri specializzati nell’ascolto e nell’aiuto a chi vive situazioni di disagio di vario genere. Noi non siamo terapeuti nè pensiamo di sostituirci a loro, ma di certo NOI SAPPIAMO ASCOLTARE!